Il cambiamento climatico è stato accelerato per l’inquinamento che produciamo. Basti pensare, tra le altre cose, che ci troviamo a dover gestire più di 70 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici.

Oggi ci focalizzeremo sugli smartphone, sull’uso che ne facciamo, e su come potremmo migliorare l’impatto che hanno sulla natura utilizzandoli responsabilmente.

Quante volte cambi il tuo smartphone?

Lo smartphone è senza dubbio una delle cose che più spesso viene sostituita dal nuovo modello appena immesso sul mercato.

Tutto ciò avviene con una velocità impressionante e porta molte persone a cambiare i propri telefoni almeno una volta l’anno.

In realtà, però, se sostituissimo il nostro smartphone con almeno dodici mesi di ritardo, riusciremmo ad ottenere enormi risultati in termini di emissione di anidride carbonica, e questo apporterebbe molti benefici all’ambiente in cui viviamo.

Come potremmo riuscirci? La ragione è semplice: le emissioni di anidride carbonica con forte impatto ambientale avvengono principalmente durante la fase di produzione dei dispositivi, dato che dal momento in cui il telefono arriva nelle nostre mani, il consumo energetico riguarda soltanto la fase in cui si ricarica la batteria dello stesso.

Ma conviene davvero riparare uno smartphone?

La domanda è lecita se si vuole provare a riparare uno smartphone a beneficio del pianeta e delle nostre tasche: la risposta è che, come per ogni cosa, dipende.

Se uno smartphone è completamente danneggiato, è chiaro che non è il caso di provare a ripararlo, ma se il problema riguarda uno o più elementi, quali ad esempio la batteria, il vetro o il display, pensare di aggiustarlo può rivelarsi molto vantaggioso in termini economici.

Svariati modelli, ad esempio, anche delle marche più note soffrono le errate e/o continue ricariche della batteria. Sostituirla è conveniente.

La ragione che deve spingerci a riparare invece che gettare, però, è diversa e non è meramente economica.

Riparando, infatti, oltre al risparmio economico, otterremmo anche il beneficio di un minor impatto ambientale, che di sicuro non salta subito all’occhio, ma che sarebbe auspicabile perseguire per aiutare l’ambiente, e vantaggi enormi per la nostra salute.

L’Unione Europea aiuta i consumatori. Il diritto alla riparazione è legge

Se è vero che ad oggi la riparazione di uno smartphone non è sempre semplice per mancanza di abitudine sia degli utenti che delle aziende che dovrebbero occuparsene, è anche vero che l’Unione Europea non lascia soli tutti quei consumatori che hanno a cura la salvaguardia dell’ambiente, e ci si muove verso il pieno riconoscimento del diritto alla riparazione.

A conferma di ciò, dal 1° Marzo 2021 sono entrate in vigore una serie di normative a riguardo, che rivoluzionano completamente il modo di gestire gli strumenti elettronici e che incentivano il ricondizionamento e il riutilizzo degli stessi.

I produttori dovranno infatti produrre pezzi di ricambio per ogni elettrodomestico per almeno 7 anni e garantirne la reperibilità nel tempo massimo di 15 giorni. Dovranno inoltre garantire che la riparazione dell’oggetto non costituisca la perdita delle sue funzionalità e che quindi non se ne comprometta l’uso.

Si tratta di un primo passo verso un modo più vivibile e meno inquinato, e non certamente di un punto di arrivo, in quanto la legge lascia fuori dalla sua applicazione oggetti come gli smartphone e dato che i manuali per la riparazione di alcuni strumenti elettronici possono arrivare solo nelle mani di aziende specializzate, e quindi non direttamente del privato cittadino.

In ogni caso, però, si tratta di un importante passo verso il diritto alla riparazione che, di certo, vedrà dei risvolti nel corso dei prossimi anni, grazie alla richiesta e alla sensibilizzazione dei consumatori.