Il caratteristico collo lungo delle giraffe trova una spiegazione scientifica nell’analisi del loro DNA. Una lenta forma di adattamento che ha permesso alle giraffe di allungare progressivamente nei millenni il loro collo. Ciò consentiva loro di nutrirsi delle foglie poste sui rami più alti degli alberi.

Ma approfondiamo la questione: perché le giraffe hanno il collo lungo? La risposta a questo interrogativo è stata data da un famoso ricercatore americano della Penn University.

Il collo lungo delle giraffe: questione di adattamento e sopravvivenza

Le più importanti teorie evolutive che hanno spiegato la presenza di determinati animali sulla faccia della terra sono basate soprattutto sulla necessità di sopravvivere.

In pratica alcuni animali hanno sviluppato delle specifiche caratteristiche per riuscire a nutrirsi o per poter sperare di sopravvivere agli attacchi dei predatori.

Nel caso delle giraffe il collo così pronunciato e sviluppato è frutto di una costante esigenza nel dover raggiungere le foglie più alte degli alberi.

Douglas Cavener, un famoso ricercatore americano della Penn University, ha portato avanti un progetto scientifico in collaborazione con il Nelson Mandela African Institute for Science, per spiegare come sia stato possibile sviluppare in lunghezza il collo.

Lo studio si basava su un’attenta analisi del DNA delle giraffe ottenendo dei risultati straordinari che potrebbero essere utilizzati anche per altre esigenze.

Giraffe: molto veloci, nonostante il collo lungo

giraffe velocità

Per molti secoli il mondo della scienza si è interrogato sulla questione relativa al collo delle giraffe. Sorprende che, pur essendo animali con un collo così pronunciato, sono in grado di raggiungere velocità elevate prossime ai 60 km/h.

Tutto questo viene permesso grazie a una straordinaria potenza cardiovascolare con un cuore capace di spingere il sangue fino a un’altezza superiore ai 2 m per poter garantire all’ossigeno e alle altre parti del corpo il necessario quantitativo di ossigeno. Una prima risposta all’interrogativo arriva proprio dal cuore e dall’apparato cardiovascolare con il più famoso muscolo involontario che ha sviluppato una certa larghezza soprattutto nella parte del ventricolo sinistro e la capacità di arrivare a una pressione sanguigna pari al doppio di quella evidenziata in altri animali.

Altri dettagli sullo studio

Inoltre, analizzando nel dettaglio il DNA e comparandolo con quello degli okapi che fanno parte della stessa famiglia dei mammiferi, si scoprono cose interessanti. In particolare, che alcuni geni regolatori dello sviluppo scheletrico hanno subito dei forti cambiamenti. Il che spiega il perché di arti così allungati nonostante il numero di ossa sia il medesimo.

Sono evidenti differenze anche per altre parti del DNA, in particolare sul genoma che gestisce la funzionalità della pressione sanguigna e del relativo metabolismo. Questo aspetto offre delle risposte anche per quanto riguarda la straordinaria caratteristica delle giraffe di riuscire a mangiare le foglie di acacia senza problemi. Infatti, queste foglie se da un lato sono estremamente nutrienti per l’organismo, dall’altro sono particolarmente tossiche. Appare chiaro da questa ricerca universitaria che l’animale è riuscito a sviluppare delle caratteristiche specifiche per potersi nutrire e mangiare anche alimenti che risultano molto dannosi per altri esseri viventi.

Questo potrebbe permettere alla scienza anche di individuare delle nuove cure per patologie che solitamente colpiscono l’apparato digerente e quello cardiovascolare.